Luca D. Majer
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Qui trovate raccolti dei frammenti del discorso che ho tenuto al Palazzo delle Stelline, il 20 settembre 2013.

 

Giuliana

 

(...)

Una cosa che ho imparato e’ che  i camosci, nelle Dolomiti, passano tutti per le forcelle. Mi spiego.

Le forcelle sono quei passaggi angusti tra un dorso e l’altro della montagna. I cacciatori sanno che agli animali, come a noi, piace andare da una parte e andare dall’altra. I viaggi piacciono a tutti. Quindi, se sei un cacciatore e se vuoi prendere quel certo animale, basta che tu aspetti nel posto giusto e quell’animale ti passerà davanti agli occhi. Cioè davanti al mirino.

In generale sapete come vanno queste cose. Ad esempio una persona vi chiama, vi dice “vediamoci!” e quando la vedete parla del tempo, poi della zia che si è rimessa da quell’operazione, e del figliolo che promette bene eeee….. poi arriva la forcella, e vien fuori il discorso. Sia esso un prestito, una richiesta, una dichiarazione di pace o di Guerra – quello che volete, ma la forcella arriva.

Camosci e forcelle ci spiegano una serie di cose:

1)   Innanzitutto si deve osservare attentamente il terreno di caccia, per capire dove sono questi passaggi obbligati. In natura (quindi anche nella natura degli affari) l’osservazione e la conoscenza precedono l’azione.

2)   Una volta che si sa  dove si vuole andare si è solo all’inizio dell’opera – bisogna arrivarci fino alla forcella e mettersi in una posizione dominante per catturare un camoscio. Per far questo bisogna sempre utilizzare passi fermi. Che vuol dire prudenza nel camminare e guardare dove si mettono i piedi. 

3)   Poi con la caccia c'è chi ha capito che animali lo siamo un pò tutti - perchè l’auto-controllo è un’arte che pochi sanno (scusate il gioco di parole) controllare davvero, va da sè che i nostri atteggiamenti assomigliano molto a quelli degli animali, o viceversa. Quindi quando un animale avrà sete, si sa che lo si troverà allo stagno. E nelle circostanze di lavoro solo un’auto-disciplina intollerante può portarci ad evitare già molte delle schioppettate che là fuori sono pronte per noi.

(...)

Poi, c’è una quarta cosa che ho imparato...  E' proprio un insegnamento importante. Va oltre la montagna e va oltre la meccanica. E' quasi ovvio: "non c’è guadagno senza fatica."

(...) Chiunque sia in età può testimoniare la fatica e la dedizione che a novant’anni si deve avere per vestirsi in giacca e cravatta ogni mattina. E conosco chi l’ha fatto tutti i giorni della sua vita o quasi, finchè il corpo lo ha retto e proprio perché è proprio con lo sforzo che il corpo regge a lungo.

Potete pensare che la pensione sia la benedizione di una vita e che nulla possa valere quanto un meritato riposo dopo una vita di fatiche. Chi mi ha insegnato il mio lavoro però aveva un’altra espressione: “gambe in spalla”. L’ha usata (anche se non riusciva più a proferirla) fino ai suoi ultimi giorni. È questa che mi rimane impressa ogni volta che devo affrontare un ostacolo.

Grazie per essere intervenuti e un ringraziamento a una donna speciale, Giuliana. Da un anno ci ha lasciati ma che   grande donna... Grazie ancora e gambe in spalla.