Luca D. Majer
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Nell'ambito delle commemorazioni della I guerra mondiale, "Voice of the Living", una composizione sinfonica di 80 minuti commissionata dal governo belga a Wim Mertens, è stata eseguita il 28 ottobre 2014, a Ieper: 99 anni 6 mesi e 6 giorni dopo (22/4/1915) il primo memorabile attacco con armi chimiche della storia dell'uomo.

La composizione si basa sul concetto di sovvertire la dialettica vincitore/vinto attraverso la musica: Wim e il suo ensemble l'hanno eseguita davanti ad una estatica platea che includeva Re Philippe del Belgio e la moglie, Regina Mathilda.

Di "Voice of the living" e di molto altro abbiamo parlato a Bruxelles con Mertens, in una delle più esaudienti interviste di sempre. Uno spaccato approfondito della visione musicale di uno dei più prolifici e geniali compositori del panorama mondiale, vero appassionato della "complessità della semplicità" e di "strategie della rottura".

 

 
 
 

 

Pubblicato in ottobre 2014 su Blow Up magazine. Qui un frammento dell'intervista:

LM: Hai detto che se un compositore ha due idee fondamentali, una è di troppo. Quindi, salto alla conclusione: c'è uno sviluppo nel tuo stile?

WM: Non mi sono mai molto interessato all'idea di sviluppo, nel senso che normalmente è dato a questo concetto. Credo che questa nozione abbia a che fare con una qualche nozione occidentale di sviluppo. L'idea che qualcosa deve cambiare per poter progredire. Sono interessato, piuttosto, alle piccole differenze.

Questa continuità è anche il motivo per cui puoi notare nelle mie composizione uno schema di composizioni musicali, di cicli che possono coprire un lungo lasso di tempo. Come in Qua, o nella serie di registrazioni sotto il titolo "Years without History", dove osservi questo movimento all'interno di vecchie mie composizioni.

(...)

LM: Filosofo a Harvard, Michael Sandel ha ricordato come oggi "praticamente tutto si può comprare e vendere ". D'altra parte tutto è propaganda - o quantomeno viene usato dalla propaganda, se e quando vien fatto galleggiare sulla superficie mediatica. Eppure, ancora, la musica è politica. Quale ruolo è lasciato al musicista o qual'è il ruolo che il musicista può giocare nella società?

WM: Innanzitutto, non è interessante osservare la musica "in quanto tale", come ho detto non sono mai stato interessato alla musica "in quanto tale".

Dall'altra parte, se possiamo includere una specie di apertura, una apertura radicale... non totalitaria, ma... una radicale apertura alla materialità della musica, là abbiamo la possibilità di ripensare alle nozioni di vittima e vincente. Non abbiamo però credibilità se ci occupiamo di questi temi, di questi temi politici, senza cambiare il corso del linguaggio, del linguaggio musicale in sè.

Così se mi chiedessi di musica commemorativa della 1a guerra mondiale, [in] tutto quanto è stato fatto... tu senti che il linguaggio musicale usato per queste commemorazioni non è cambiato, non è cambiato per nulla. Così l'impatto a lungo termine della musica è che tu trovi, arrivi a definire una sorta di momento di sincronizzazione con l'epoca in cui tu sei attivo come musicista, come compositore, come artefice di musica, e che ri-definendo gli elementi di vittima, vincenti, ri-definendo gli elementi di che tipo di soggettività, soggettività umanistica stiamo cercando... siamo forse noi alla fine della nozione classica di specie umana? E tentiamo di definire questo cambiando attraverso un modo musicale, tirando fuori [questa definizione] da un materiale musicale, così nel tendere verso ciò, creare una nuova attenzione per la materialità della musica?

Questo è l'unico modo per trattare queste domande molto interessanti che mi hai posto rispetto alla relazione tra musica e politica.

Perchè allo stesso tempo la musica è molto conservatrice, si muove con grande difficoltà verso un altro paradigma, verso usare nuove tecniche nello sviluppare la musica. Ma allo stesso tempo credo fortemente dal primo giorno che la musica abbia questa capacità, abbia la possibilità di creare discontinuità, interruzioni, rotture etc. Ed è molto importante rimanere all'erta rispetto [a questa capacità], e se il principale elemento deve essere come posso integrare nel mio comporre gli elementi di caso e contingenza, come posso scappare da un pensare per gerarchie, un pensare in verticale? Chi parla? [D'altra parte] non devo ascoltare qualcuno che parla per coincidenza. Io devo... il mio obiettivo è di cercare la mia propria voce e tradurre questa nella musica che voglio fare.