Luca D. Majer
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Patti Smith canta Because the Night allo spettacolo televisivo The Voice of Italy. Insieme ci sono anche Raffaella Carra' e Riccardo Cocciante.
Seguira' dibattito?

 


 

Fan di Patti Smith? Quasi mai.

Ne avevo preso delle immagini, quando andò a cantare ma soprattutto a recitare delle poesie di Jean Genet alla Mostra Internazionale del Cinema, l'otto settembre 1979 - Venezia. Il pubblico evidentemente l'adorava - e lei lo sapeva, azzardando a suonare il clarinetto, che maneggiava con mediocre scaltrezza. Resto' comunque una serata memorabile. Almeno per me e per Eugenio, un mio amico col quale decidemmo (dopo un stressante ritorno pressoché tutto a piedi dal Lido) di dormire nei sacchi a pelo che avevamo portato perche' non-si-sa-mai. 

Memorabile, perche' in una Venezia invasa da turisti dell'arte trovammo un rifugio - e non era uno qualunque. Anzi. Contesto scenico unico: sotto le stelle, nel piccolo recinto che e' sotto il campanile di piazza san Marco. La mattina dopo, quando ci svegliammo, trovammo degli operai intenti a qualche lavoro di manutenzione al campanile - e tentavano di non fare rumore. Me li ricordo dispiaciuti, quando ci videro svegliati dal loro chiasso. Era la fine degli anni Settanta, dopo tutto. La solidarietà esisteva eccome, prima di tutto.

Non avendo la memoria sfracellata dall'inquinamento, o dalla vita, ricordo bene quando usci' Because the Night - il singolo dall'album Easter - e quanto "santa Patti martire" fosse allora tenuta in palmo di polpastrelli da certa critica (tra cui un altro amico, Franco - ma per ben poco, poi' la incontro' trovandola ebete a morire. E via! la Patti usci' rapida dall'Olimpo delle sue preferite). Molti in Lei trovavano una musa, una divinità inter-galattica - insomma una scusa per dire che il rock non solo era tale, ma pure arte e arte suprema, pure. A ben vedere rappresentava pero' qualcos'altro: una rocker (bianca - della stirpe che s'era preso agratis il blues nero e l'aveva confezionato per i bianchi) che aveva letto qualche poeta maledetto e aveva messo in vendita un prodotto ("white rock simbolico") che da quando Jim (Morrison) era morto o sparito dalle croniche mondane, non aveva un riferimento.

Eppure, difficilmente avrei immaginato di ritrovarmi la Santa a cantare Because the Night nell'ambito di uno di quei rituali mediatici ricco di conservanti e idrogenanti che cosi' stanno bene in questi distopici anni '10. Intendo parlare di The Voice (of Italy) - uno spettacolo dove quattro cantanti "arrivati" si siedono su poltrone con tanto di braccioli e giudicano altri cantanti, in braghe di tela o lunghe gonne da sera. Cantanti non al di sopra di qualsiasi pettegolezzo ne' da una parte o dall'altra, come deve essere. Addirittura, tra la giuria, gente come Raf-fila Carra' che - non dimentico - era la cantante che associavo a Ma che musica maestro, e consideravo la sacerdotessa del Tuca Tuca. Prodotto dell'entertainment romano anni '70 come sono romane le code alla vaccinara e pugliesi lo sono i lampascioni.

Quando così tucava-tucava Raffa, Santa Patti era percepita come una che proveniva dall'altra parte dello spettro sonoro, o così almeno ci sembrava, perché eravamo giovani e idealisti e forse anche un po' rinko. Lei aveva dalla sua Gloria (cavallo di battaglia dell'industria diskografica inglese) e il rock, e la voce ringhiosa - e Raffaella, la Raffaella nazionale, era amica dei democristiani - o almeno così ci sembrava, visto che era sempre in prima serata, su Rai Uno, il canale di Stato par excellence. A compararle, sembravano due mondi, due visioni del mondo e due parrocchie: i ribelli e i conformati. Le pailettes versus la Fender Strat al collo. (Io - poi, dalla mia - ascoltavo Nick Drake, John Martyn, Robert Wyatt, Hatfield & The North e i Gong - ma si sa: il mondo e' bello perche' ci sono dei diversi).

Oggi, anno domini 2013, ribelli e conformati sono rientrati nei ranghi di quello che sono: due prodotti, come ce ne sono tanti altri, con due gambe e occhi di diverso colore e parole che sembrano in contrasto, ma in fondo santificano gli stessi altari.

Santa Patti e Santa Raffa condividono la liturgia del rock con quell'altro rocker tatuato al gusto di parmesan e con Cocciante (che mi s/coccia vederlo li', visto che - possiamo tutti concordare - 'rock' Cocciante non lo e' mai stato) - poco importa: eccoli la' sullo schermo, in onda, in prime time. Perche' il circo deve pur andare avanti e lo spettacolo anche. Tanto ormai i sacchi-a-pelo non servono neppure piu' ai barboni. Chi se li ricorda, i sacchi-a-pelo?

Mai convinto in fondo dalla Patti. Mentre se mi chiedesse l'amicizia su Facebook (cosa doppiamente impossibile, visto che Facebook non lo frequento) Kurt - beh, io gliela darei subito, gliene darei ventiquattro - ma purtroppo Kurt non c'e' più perché forse, probabilmente era un genio e urlava e scotennava la chitarra, ma lo faceva con estremo amore. Lui difendeva i fans e picchiava il servizio d'ordine (se questo picchiava i primi) lui - non se ne faceva contorniare.

Se me la chiedesse Giorgio Diritti l'amicizia gliene darei cento, perché quando vedo i suoi film sento il cuore e l'anima e la voglia di compassione che oggi manca a molti se non quasi a tutti. Perché vedere come lui tratta quella strage efferrata di Marzabotto (ne "L'uomo che verra'") mi ricorda di Pasolini e del suo Cristo e della sua mamma, che poi era la Madonna - e mi chiedo, ma dove rimane oggi la pietà?

Forse in qualche scheggia di film, come quelli di Diritti? Forse in libri come quelli di Chris Hedges, che era seminarista ed ora e' polemista, perché alla fine, rima a parte, i due mestieri non possono che coincidere, oggi? 

Lasciamo cantare Patti Smith - che duetti con Cocciante e Raffa e Piero Pelu' . Accettiamo che le fate dell'ologramma mediatico (che vorremmo che non ci fosse, ma c'e' eccome) ci cantino e - forse, qualcuno - incantino.

Non canteranno per me, diceva TS Eliot. 

 

 

LDM ® 26 - 4 - 13